[b]Il lievitino[/b]
Sbattere bene 15 grammi di lievito di birra, 60 grammi di acqua tiepida, 50 grammi di farina (le Simili consigliano di forza), un cucchiaio di zucchero (circa 10 grammi) e un tuorlo, fino ad ottenere un impasto ben amalgamato e liscio, nonché alquanto liquido:
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Lasciarlo lievitare coperto per circa un’ora, o comunque fino al raddoppio, allorquando si presenterà più o meno così:
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[b]Primo impasto[/b]
A questo punto si aggiungono al lievitino i seguenti ingredienti:
200 grammi di farina, 3 grammi di lievito di birra sciolto in 2 cucchiaini d’acqua tiepida, 25 grammi di zucchero, 1 uovo
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Si impasta bene il tutto (compresi lanci violenti dell’impasto sulla spianatoia :genio:) e si forma una palla:
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La si apre leggermente e vi si posizionano sopra 30 grammi di burro a temperatura ambiente
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Si ricomincia a impastare (se lo si fa a mano, come ho fatto io, all’inizio è disperante: sembra che il burro non si amalgamerà mai, ma basta insistere e l’impasto alla fine lo incorpora. Giuro!) e si ottiene la seconda palla:
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La si lascia lievitare in una ciotola coperta per circa un’ora, o comunque fino al raddoppio:
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[b]Secondo impasto[/b]
A questo punto si procede al secondo impasto, aggiungendo al primo i seguenti ingredienti:
200 grammi di farina, 100 grammi di zucchero, 2 uova un cucchiaino di sale i semi di una stecca di vaniglia (in mancanza, una bustina di vanillina) Aggiunti i suddetti ingredienti al primo impasto, si procede alla estenuante lavorazione manuale del blob, fino a questo risultato (se avete un’impastatrice – beati voi – usatela ovviamente!):
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A questo punto si mette la palla in una ciotola unta di burro e la si lascia lievitare coperta fino al raddoppio (nel mio caso ci sono volute circa due ore). Passato il tempo necessario alla lievitazione, riprendiamo la ciotola con l’impasto e la passiamo in frigo, per circa un’ora. Quindi, passato il tempo, la si stende sulla spianatoia (se necessario ci si aiuta con un po’ di farina) e ci si spalmano sopra 140 grammi di burro a pomata:
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Si ripiega “a pacchetto”, cioè più o meno così:
[img]http://i22.photobucket.com/albums/b335/ladonnamancina/pand14.jpg[/img]
E poi delicatamente si spiana col mattarello, fino ad ottenere un lungo rettangolo, che poi verrà ripiegato ulteriormente in 3 parti, così:
[img]http://i22.photobucket.com/albums/b335/ladonnamancina/pand16.jpg[/img]
Ripetere questa operazione un minimo di tre volte (così dicono le Simili, io invece di giri ne ho fatti 5, perché credo che più giri si facciano, meglio si sfogli la pasta) e tra un giro e l’altro mettere la pasta in frigo per circa 20 minuti. Dopo l’ultimo giro, possibilmente con le mani unte di burro, si forma una palla, rigirando e sigillando i bordi verso l’alto in modo che si “chiuda”. Quindi la si posiziona nello stampo imburrato e cosparso di zucchero con la parte sigillata verso di noi:
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A questo punto si aspetta che la pasta lieviti e arrivi al bordo dello stampo (nel mio caso ci sono volute circa 8 ore):
[img]http://i22.photobucket.com/albums/b335/ladonnamancina/pand18.jpg[/img]
Quindi si passa in forno già caldo; secondo le Simili bastano 10 minuti a 170 gradi e poi altri 10 a 160. Nel mio caso erano troppo pochi, visto che quando ho infilato lo steccone, l’impasto sul fondo dello stampo è risultato ancora mole. Così ho protratto la cottura a 160 gradi per altri 20 minuti, anche se a posteriori credo che sarebbe stato meglio fermarsi un po’ prima (infatti si è colorito un po’ troppo).
Togliere dal forno, sformare e, una volta freddo, cospargere di zucchero a velo: [img]http://i22.photobucket.com/albums/b335/ladonnamancina/pand19.jpg[/img]
[img]http://i22.photobucket.com/albums/b335/ladonnamancina/pand20.jpg[/img]
[img]http://i22.photobucket.com/albums/b335/ladonnamancina/pand21.jpg[/img]
NOTE: A parte l’incidente di percorso sulla cottura, direi che il sapore è davvero incredibile: niente a che vedere con quelli industriali! Se mai mi tornerà il coraggio di farlo, credo tuttavia che apporterò una piccola modifica: 20-30 grammi di zucchero in più! Per il resto: promosso a pieni voti, anche il lievito (la cui quantità mi inquietava dato il mio odio nei suoi confronti) non si sente e non dà fastidio.